Fino a qualche anno fa non avrei mai pensato di pronunciarmi in merito alla fecondazione assistita ma, mio malgrado, all’improvviso mi sono ritrovata catapultata in questa realtà.
Ho letto articoli, opinioni e pareri di personaggi noti e meno noti e spesso mi sono ritrovata a dovermi confrontare con considerazioni di natura etica tra i quali la "selezione della razza perfetta" e "la dissociazione della procreazione dal contesto integralmente personale dell'atto coniugale" (definizioni tratte da Wikipedia).
Premetto di non essere religiosa e di non dare nessun peso alle opinioni espresse dalla chiesa e dai suoi seguaci, ma sono sicura che chi si batte contro la fecondazione assistita non ha mai avuto difficoltà ad avere dei figli oppure è un uomo al quale non può sicuramente mancare un esperienza così intima e profonda come la maternità.
Io voglio essere madre, lo desidero con tutta me stessa però, purtroppo, il mio corpo non è in grado di soddisfare autonomamente questo mio desiderio.
Cosa posso fare? Dovrei arrendermi a questa evidenza nonostante il fatto che la scienza ha trovato il modo di superare questo problema?
In fondo non è Dio ad aver creato l’uomo che con intuito ed intelligenza ha, nei secoli, sviluppato dei metodi per combattere ed affrontare malattie e quant’altro?
Ma allora perché permettere alla scienza di aiutare a guarire un malato di cancro ma non di dare una piccola spinta alla natura per permettere a tante persone con problemi come me avere un bambino?
Ho così tanto amore dentro da donare che il mio corpo non è più in grado di trattenere; ho bisogno di diventare madre per sentirmi donna.
Sono sicura che il desiderio di maternità è un'istinto primordiale condiviso da quasi tutte le donne fin dagli albori dell’umanità, e che dovermene privare per questioni etiche sia un grande torto morale soprattutto nei confronti di me stessa.
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